Come molti imprenditori che operano nel settore della manifattura anche il mio amico Umberto non è riuscito ad evitare il colpo violento della pandemia sulla propria attività.
Nonostante la sua azienda abbia più di 30 anni di esperienza e sia conosciuta tra i propri clienti come un fornitore affidabile, dalla qualità eccellente e dai prezzi contenuti, durante i giorni della crisi sembrava che piccole e grandi società, che avevano sempre avuto bisogno di lui, si fossero d’un tratto dimenticate della sua esistenza.
Non poteva fare a meno, nei giorni bui della crisi, di passeggiare nei propri capannoni deserti , silenziosi pensando a come un esserino infinitesimo come un virus aveva potuto piegare e mettere a ferro e fuoco tutto ciò che aveva costruito in una vita di sacrifici.
Quando la settimana scorsa sono andato a trovarlo però le cose si erano rimesse in moto e la musica all’interno dell’officina era diventata assordante più che mai: un brulicare di persone, carrelli, carroponti, fusti e bancali turbinavano ad un ritmo incredibile, come scanditi da un metronomo.
Cosa era successo? Come aveva fatto Umberto a recuperare così velocemente clienti e commesse?
La risposta è da cercarsi proprio nei giorni di solitudine e silenzio della cosiddetta crisi: grazie alla propria lungimiranza e forza di volontà il nostro imprenditore non era stato ad oziare o a disperarsi nell’attesa che le cose migliorassero da sole, ma aveva lavorato duramente con i suoi collaboratori per costruire il proprio futuro.
Quello che Umberto sapeva era che, nel momento in cui le prime grandi aziende avessero riavviato la produzione, messo in servizio gli impianti tenuti spenti per settimane intere, ci sarebbero state numerose richieste di manutenzione e di fornitura urgente di pezzi di ricambio che il lungo riposo aveva contribuito a guastare definitivamente.
Certo quindi che le prime richieste sarebbero state per piccoli lotti, se non addirittura per la fornitura di un singolo componente per sostituirne uno guasto, aveva impiegato tutti i minuti disponibili per organizzare, catalogare, analizzare nel dettaglio tutti i pezzi che negli ultimi mesi, se non addirittura anni, aveva dovuto produrre per i propri clienti.
Tutte le informazioni che lui ed i suoi collaboratori riuscivano a trovare mettendo insieme appunti, disegni, annotazioni e foto sparsi tra raccoglitori in officina, computer , telefonini e faldoni nell’ufficio tecnico erano stati analizzati, rivisti e poi catalogati secondo un dettaglio ordine che prima non avevano mai avuto il tempo di fare.
Tra le centinaia di prodotti che negli anni l’officina di Umberto aveva prodotto per decine e decine di clienti, sono stati scelti per primi quegli articoli che venivano utilizzati come pezzi di ricambio e tra questi è stata data priorità a quelli per cui si offrivano vantaggi significativi grazie alla propria esperienza, tecnologia e abilità.
Ma perchè Umberto ed il suo team si sono dannati per giorni in un lavoro così minuzioso tra le pareti della propria azienda senza preoccuparsi di cercare clienti o di farsi pubblicità?
Tutto questo lavoro, apparentemente accessorio, ha dato rapidamente suoi frutti lasciando di stucco i propri clienti e disarmato qualunque concorrente facendo guadagnare quote di mercato senza dover sottostare alle aste al ribasso che colpiscono coloro che vogliono “entrare” su un nuovo cliente.
Umberto sapeva già che quel momento sarebbe arrivato e che i clienti avrebbero iniziato a chiamare cercando febbrilmente quel singolo pezzo che, da solo, era capace di tenere ferma un’intera linea di produzione o un macchinario e per questi aveva ottimizzato tutto quello che aveva imparato negli anni e nelle forniture precedenti. Adesso, grazie all’organizzazione fatta, era in grado di rispondere immediatamente alle richieste di offerta e quindi di avviare immediatamente la produzione senza la necessità di dover “ricordare come si era fatta” quella particolare lavorazione o dove si era comprato quello speciale materiale mesi o anni prima, perdendo tempo, denaro ed opportunità.
La rapidità e la preparazione con cui Umberto riusciva a rispondere alle richieste che si stavano pian piano presentando fu una vera sorpresa anche per i suoi stessi clienti abituali che percepivano questo trattamento come un servizio Premium e per tale erano disponibili a pagare cifre nettamente superiori a quelle degli ordini che facevano di solito.
Negli ultimi giorni la capacità produttiva è arrivata ormai a saturazione e si chiedeva ai collaboratori di fare gli straordinari mentre le richieste dei clienti si moltiplicano in virtù dell’eccellente servizio e celerità che contraddistingue Umberto rispetto a tutti i suoi concorrenti che, invece di una risposta più celere, ancora rispondono ai clienti con sommarie giustificazioni sulla lentezza dovuta agli effetti della pandemia in corso, dei ritardi della supply chain... solo per giustificare la loro inadeguatezza organizzativa.
In tutto il piccolo paese l’“anomalia dell’officina di Umberto” ha cominciato a far parlare di sé quando tutto il personale riusciva a tornare a casa giusto per l’ora di cena, stanco, ma orgoglioso per ciò che stavano facendo e di come erano riusciti , tutti insieme a superare la crisi e uscirne meglio di prima, visto che molti parenti ed amici ancora pregavano per ricevere in tempo il contributo per la cassa integrazione.
Ho chiesto ad Umberto come ha fatto ad organizzare in modo così efficiente ed in pochi giorni, tutte le informazioni che l’hanno reso il punto di riferimento della manifattura locale?
Ho sempre considerato la tecnologia digitale come qualcosa per i giovani inesperti che non sanno lavorare, ma nei primi giorni di crisi nera mi sono detto: “se con la 4.0 riescono a produrre anche gli incapaci…” magari qualcosa di buono ce lo posso fare anche io.
Dietro queste parole rudi di un 60enne si nasconde però il timore di scoprirsi non più al passo con i tempi, superato dai giovani più avvezzi all’uso del cellulare che del tornio. La paura di scoprire che la propria leadership, i metodi di lavoro proposti e attuati per decenni risultino superati e smentiti da un’app scritta da chissà quale “cervellone californiano”.
Ma Umberto, forse grazie alla sua solitudine dei giorni bui, si è ricordato di ciò che aveva letto e visto durante le sue assidue visite alle fiere di settore ed ha provato dal suo computer in ufficio a fare questa fatidica “registrazione online” per scoprire, come per incanto, che aveva di fronte una pagina ben organizzata, chiara, con pochissimi pulsanti che lo guidavano, senza neanche accorgersene, a creare la propria officina digitale e riversare, come un fiume in piena, le sue conoscenze tecnologiche, commerciali e di pianificazione.
Dopo un giorno e mezzo sua moglie lo scoprì addirittura intento a scartare, soddisfatto, il suo nuovo smartphone con mega display da 6" di ultima generazione perchè la sua vecchia cariatide che andava bene a chi come lui “usa(va) il cellulare solo per telefonare” adesso gli faceva perdere tempo per gestire la sua officina.
Al terzo giorno i suoi collaboratori più stretti erano tornati a lavorare, questa volta in smart working, per aiutarlo a completare la raccolta delle informazioni che si era prefissato di fare nei giorni bui che ormai sembravano già un ricordo del passato, come la diffidenza per la tecnologia digitale.
Ad Umberto ed il suo team è bastato qualche minuto per registrarsi sul portale www.iprod.it, scaricare l’app sul proprio smartphone o tablet ed organizzare tutto ciò di cui aveva bisogno.